Dolcificanti intensivi

DOLCIFICANTI INTENSIVI.

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Le sostanze dolcificanti usate nell’industria alimentare ma anche quotidianamente da noi sono alcune decine e possono essere divise in dolcificanti naturali e dolcificanti artificiali o intensivi.

Le diverse sostanze dolcificanti hanno potere dolcificante e apporto calorico molto vari, più o meno intenso. Questo spiega perché soltanto alcune possono essere considerate la versione light dello zucchero.

L’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN) ne sconsiglia l’uso fino al terzo anno di età e durante la gravidanza e l’allattamento. Particolare attenzione va riservata ai bambini di età superiore ai tre anni: l’eventuale somministrazione di prodotti contenenti dolcificanti deve avvenire con cautela.

I dolcificanti artificiali, sintetici o intensivi sono sostanze di sintesi, cioè che nascono in laboratorio. Questi dolcificanti sono caratterizzati da un elevato potere edulcorante (da 30 a 500 volte quello dello zucchero comune), dall’assenza di valore calorico (in pratica non hanno calorie) e da una dose giornaliera massima che varia a seconda dei dolcificanti e che si calcola in base al peso corporeo.

Dolcificanti intensivi sono: aspartame, acesulfame, saccarina, ciclammati e sucralosio (il più recente). Negli Stati Uniti l’uso dei ciclammati è proibito, dopo che sono emersi studi sugli animali che ne mettono in dubbio la completa innocuità. In Europa, il loro uso è stato autorizzato, ma sono state riviste al ribasso le dosi massime consentite.

Ad eccezione dell’aspartame, i dolcificanti intensivi possono avere un retrogusto sgradevole: ad esempio, la saccarina è amara. L’aspartame può dare raramente effetti indesiderati in persone particolarmente sensibili: mal di testa, nausea, vomito, dolori addominali. Inoltre, poiché è una fonte di fenilalanina non può essere assunto da chi è affetto da fenilchetonuria (avviso che è obbligatorio in etichetta). Questo dolcificante, inoltre, non deve essere usato per cibi da cuocere, perché il calore fa svanire il suo effetto dolcificante.

La dose giornaliera massima consentita varia a seconda del dolcificante ed è calcolata in base al peso.

Secondo l’INRAN (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione):

– i dolcificanti possono avere azione sinergica, cioè usati in combinazione il loro singolo potere edulcorante aumenta. Per questo motivo la quantità necessaria per sostituire un cucchiaino di saccarosio è spesso più bassa di quella riportata in tabella.
– per i dolcificanti naturali non esiste una dose giornaliera massima raccomandata, ma è fissato un valore di riferimento pari 20 g al giorno per un adulto e 10 g per un bambino.

I cosiddetti “dolcificanti intensivi”, come saccarina, aspartame e acesulfame, sono ottenuti per sintesi chimica. La saccarina è una molecola artificiale: viene ricavata dall’acido ortosolfobenzoico, ottenuto a partire da un idrocarburo, il toluene. Contiene sodio, che la rende 400-500 volte più dolce del normale zucchero (saccarosio). Anche l’acesulfame è un sale creato in laboratorio, simile alla saccarina: contiene però un atomo di potassio ed è circa 150 volte più dolce dello zucchero. L’aspartame si fabbrica unendo due aminoacidi (i componenti delle proteine), la fenilalanina e l’acido aspartico, che vengono riprodotti artificialmente, ma sono presenti in natura nelle piante e nella carne. L’aspartame è 200 volte più dolce del saccarosio.

I dolcificanti artificiali (non nutritivi) rappresentano una valida alternativa agli zuccheri naturali. Difatti, la FDA( Food and Drug Administration) ne ha approvato il consumo nel rispetto delle dosi indicate dai valori della dose giornaliera accettabile (DGA), sia nella popolazione generale che nelle persone con obesità e/o diabete, sebbene allo stato attuale, non vi sono prove evidenti di un reale vantaggio in termini di riduzione del peso corporeo e dei fattori di rischio cardiometabolici.

  • Aspartame: forse il più noto e diffuso tra i dolcificanti artificiali, l’aspartame possiede un potere addolcente che supera di 200 volte quello dello zucchero. La dose giornaliera da non superare è pari a 4 mg per ogni kg di peso.
  • Saccarina: anche in questo caso parliamo di un edulcorante il cui potere addolcente supera di gran lunga quello di zucchero e miele, addirittura di 500 volte! La dose quotidiana da non superare per un adulto è pari a 2,5 g per kg di peso.
  • Acesulfame K: è uno degli edulcoranti meno dannosi, perché non viene metabolizzato dal corpo e si elimina con le urine. Ha un potere addolcente 200 volte superiore allo zucchero, e la dose da non superare è pari a 9 g per kg di peso.
  • Ciclammato: con l’aspartame decisamente il più controverso tra i dolcificanti sintetici. Ha un potere addolcente 50 volte superiore allo zucchero e la dose da non superare è di 7 g per kg di peso.
  • Sucralosio: un derivato del saccarosio 600 volte più dolce di questo al netto di zero calorie. La dose da non superare è di 5 mg per kg di peso.

Usare i dolcificanti – intesi come sostituti dello zucchero bianco – può essere una buona strategia soprattutto quando si abbia la necessità di dimagrire o di controllare i propri livelli glicemici. Naturalmente il beneficio in questo caso lo si ottiene preferendo ma senza superare le dosi indicate. Ricapitolando, questi vanno adoperati se:

  • Si deve seguire una dieta ipocalorica o si vuole tenere sotto controllo le calorie e la quantità di zuccheri nell’alimentazione.
  • Si soffre di diabete o si ha la glicemia tendenzialmente alta.

Chiarito questo, parliamo dei possibili rischi dell’uso di questi edulcoranti.  Ecco cosa c’è da sapere:

Aspartame

Alcuni studi effettuati sulle cavie di laboratorio in passato avevano riscontrato un legame tra assunzione di questo dolcificante e sviluppo di tumori, che tuttavia viene considerato molto basso per l’uomo. Tuttavia l’aspartame può dare reazioni allergiche con sintomi come mal di testa e orticaria, e in gravidanza e allattamento è altamente sconsigliato perché può provocare una malattia metabolica chiamata fenilchetonuria.

Saccarina

Anche in questo caso studi di laboratorio effettuati sugli animali avevano sollevato dubbi sui rischi di cancerogenicità di questo edulcorante, non confermati, però, sull’essere umano. Ad ogni modo anche in questo caso un uso eccessivo può provocare reazioni allergiche ed avere un effetto lassativo.

Acesulfame K

Non sembra avere particolari effetti collaterali, tuttavia anche questo dolcificante sintetico, privo di potere calorico, sebbene non venga metabolizzato dal corpo e si elimini con le urine, è sconsigliato in gravidanza.

Ciclammato

Il ciclammato ha avuto una storia controversa. “Accusato”, secondo alcuni studi americani, di provocare il cancro alla vescica nei topi, era stato per un certo periodo ritirato dal mercato, per poi essere reimmesso in quanto ritenuto non pericoloso per l’uomo se consumato entro le dosi con sigliate. Anche il ciclammato andrebbe però evitato in gravidanza.

Curiosità e un accenno di storia:

Il primo dolcificante sintetico in assoluto è stato la saccarina, creata – o meglio – scoperta per puro caso nel 1897 da un ricercatore della Johns Hopkins University (Maryland, USA), Constantin Fahlberg, che stava sperimentando nuovi usi dei derivati del catrame di carbone. Dimenticatosi di lavarsi le mani prima di pranzo, si accorse che le sue dita sapevano di dolce. A quel punto mise sottosopra il laboratorio per individuare la fonte di quella “dolcezza”, e la rilevò nel solfoniuro benzoico, un prodotto dell’ossidazione del toluenesulfonamide. Era nata la saccarina, il primo dolcificante interamente sintetico con un potere dolcificante di 300 volte superiore a quello dello zucchero. L’industria alimentare iniziò a commercializzare il “nuovo zucchero” senza calorie già a partire dal 1907, ma solo dopo la prima guerra mondiale, a causa della scarsità di zucchero disponibile, la saccarina divenne davvero popolare e universalmente adoperata.

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